#ChiNonHaPaura – Un hashtag per Falcone e Borsellino

Ci sono due tipi di eroi.
Quelli che compiono azioni mirabolanti e spesso si ritrovano a salvare il mondo all’ultimo secondo.
Quelli che vivono una vita comune, che non hanno superpoteri in dotazione, ma posseggono solo loro stessi ed i loro ideali di giustizia. Il loro unico potere è il loro lavoro, in cui mettono impegno, cuore e testa, perché credono in quello che fanno.
Giovanni Falcone era uno di questi. Un uomo. Un marito. Un magistrato che ha provato a combattere la mafia con la legalità, conscio che la sua era una battaglia durissima e che avrebbe portato a morte certa lui e coloro che lo proteggevano, il 23 maggio 1992.

Eh, già, la morte. Falcone osava scherzarci su, falcone_borsellino3insieme al suo amico e collega, Paolo Borsellino, che l’avrebbe raggiunto circa due mesi più tardi: celebre è il racconto dei due magistrati che discutono sull’epitaffio da recitare per il primo tra essi che sarebbe stato ucciso.

Possedevano entrambi la consapevolezza che “chi non ha paura muore una volta sola”: non è avventatezza, bensì è l’esatto opposto.

È spirito di sacrificio elevato all’ennesima potenza, perché non arretra dinanzi alle minacce di coloro che si credono più forti, né si lascia lusingare dal potere che da una parte ti loda e dall’altra ti lascia completamente solo a combattere.
Falcone e Borsellino, due eroi da non dimenticare, affinché la loro non sia una morte vana. Bisogna avere il coraggio di dire il proprio “NO” forte e chiaro, tutti insieme, una volta, due volte, per sempre, alla mafia.

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Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana.” (Giovanni Falcone)

Chi non ha paura, come Falcone e Borsellino, alzi la mano.

#ChiNonHaPaura

Il sito Over There – La cultura al vostro servizio lancia l’hashtag ed invita tutti ad aderire all’iniziativa.
Dal 18 al 24 maggio diffondiamolo sul web, diciamolo ai nostri amici, invadiamo la rete delle nostre virtuali mani alzate. E, una volta allontanati dal pc, coerenza: che le loro idee continuino a camminare veramente sulle nostre gambe.

#ChiNonHaPaura

Chiara Liberti

Avevo poco più di quindici anni quando morirono Falcone e Borsellino.

Ero adolescente e fu forse uno dei primi grandi drammi pubblici che invasero la mia vita.

Quello che io ricordo è l’autostrada distrutta, come se fossimo stati in piena guerra.

E lo eravamo davvero.

Lo siamo ancora.

La mafia è ancora lì.

Ci sono state tante battaglie durissime da allora e non abbiamo ancora vinto.

Mi sono sempre chiesta cos’ avrei potuto fare per seguire il loro esempio.

Ci tenevo e ci tengo tantissimo.

La risposta è sempre la stessa: non arretrare. Essere fedeli a se stessi e ai propri ideali.

Rammento anche le parole della vedova Schifani:

“Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani mio, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato…, chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare…Ma loro non cambiano…..loro non vogliono cambiare… Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l’amore per tutti. Non c’è amore, non ce n’è amore…”

Mi sono rimaste dentro come un monito.

La forza disarmante e il dolore dignitoso di questa donna: il perdono si da a chi il coraggio di cambiare, non a chi uccide e distrugge le vite degli uomini di stato ancora senza giustizia.

Lo stato, a cui crediamo e ci appelliamo, dov’è in questi momenti?

Uno stato che volta le spalle ai suoi uomini si può considerare tale?

E’ una domanda che mi sono posta tante volte.

E la risposta è semplice: lo stato siamo noi. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare come diceva la signora Rosaria, di non voltare le spalle a chi ha bisogno di aiuto, a chi crede nei propri ideali, dobbiamo avere il coraggio di essere noi stessi fino alla fine.

Non è facile.

La paura, in certi momenti, può avere anche il sopravvento, me ne rendo conto.

E’ umano.

Ma restare umani è anche non inchinarsi all’omertà e alle ingiustizie.

Anche a costo di ricevere tanti schiaffi.

Fanno male.

Oh se fanno male.

Tuttavia potremmo ancora guardarci allo specchio senza vergognarci.

Restiamo umani anche per loro.

E ricordiamoci cosa cantavano i ragazzi di Cinisi alla morte di Impastato:

“Peppino è vivo e lotta insieme. Le nostre idee non moriranno mai.”

Ragazzi che hanno avuto il coraggio di andare contro tutto e tutti pur di ottenere giustizia, restando nella legalità, seguendo l’esempio della madre:

Io vendette non ne voglio.”

#ChiNonHaPaura

Silvia Azzaroli

 

 

 

“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano; e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine.
Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto umano; e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.”
Così Giovanni Falcone all’apice della sua popolarità come giudice antimafia.

Sono parole che rivelano la completa fiducia nelle istituzioni di un magistrato nato e cresciuto in terra di mafia, che ha condiviso gli anni della fanciullezza in oratorio assieme a Paolo Borsellino e al futuro capomafia Tommaso Buscetta (che negli anni ottanta si pentirà proprio con Falcone).
Emoziona il senso di orgogliosa appartenenza di quest’uomo di legge allo Stato Italiano, che sentiva realmente capace di sconfiggere la più pericolosa associazione criminale mai esistita in Italia e nel mondo.

Partendo da questo assunto non è eccessivo paragonare la mafia alla barriera invisibile che separa i cittadini dalle istituzioni democratiche, controlla il voto degli individui, manipola i politici collusi ed impedisce che la democrazia faccia il suo corso all’interno di una Nazione altrimenti libera.

Un crimine di gravità inaudita, perché da esso derivano le tragedie e gli orrori di un Paese che fu culla di Civiltà e Cultura, mentre oggi crolla letteralmente sotto il peso dell’incuria figlia dell’indifferenza e del silenzio…
Perché la mafia seduce con offerte irrinunciabili che vanno taciute, se si vogliono eludere le regole…
E i cittadini vanno silenziati, soffocati in ogni tentativo di legittimo confronto a forza di disordini violenti… che scandalizzano e spaventano l’opinione pubblica mentre la TERRA DEI FUOCHI continua ad ingoiare rifiuti tossici;… mentre EXPO, TAV e PONTE SULLO STRETTO divorano i fondi di Lavoro, Scuola, Sanità, Sicurezza e Reati Ambientali;… e mentre il traffico dei disperati in fuga dalla fame e dalle guerre in Africa alimenta business inimmaginabili…
Un vero e proprio Cartello economico-mafioso che si arricchisce a spese dei più deboli… Orrori al cui confronto lo sbandierato controllo mafioso di armi, prostituzione e droga sembrano attività da educande che troppo spesso l’informazione agita a comando davanti ai nostri occhi per impedirci di vedere.

Giovanni Falcone conosceva le verità del suo tempo e sapeva che nuove fonti di business, sempre più spregiudicate, sarebbero state adottate della mafia e dai suoi partner prediletti: politica e potere imprenditoriale.
Sapeva che se avesse osato scoperchiare il vaso sarebbe stato lasciato solo, e senza protezione…
E malgrado la lunga scia di esecuzioni e stragi, scelse di porre in campo tutti i mezzi in forza alla magistratura per intaccare lo scellerato patto di coesistenza bilateralmente vantaggiosa tra potere e mafia.

Giovanni Falcone pago’ con la vita l’impegno civile a tutela di tutti i cittadini e degli indifesi.
Quasi due mesi dopo, il 19 Luglio 1992, Paolo Borsellino veniva massacrato con la stessa crudeltà.
Entrambe le stragi furono compiute nel nome e per conto del capomafia corleonese Totò Riina.

Insieme a loro perirono gli agenti delle rispettive scorte e la giovane moglie di Falcone: Francesca Morvillo.

Nei venticinque anni seguiti a questi fatti, complice il silenzio dell’informazione, gran parte dei mafiosi arrestati sono stati sottratti da ministri accomodanti al regime di carcere duro 41 BIS, voluto da Giovanni Falcone per disarmare e decapitare pesantemente la mafia.

Fingere di non vedere, tacere, vendere il proprio voto per ottenere dai collusi un privilegio che sottrarrà diritti ad altri concittadini, è un atteggiamento mafioso che uccide la democrazia e calpesta il sacrificio di Falcone e Borsellino, e di chi come loro ha dato la vita per la nostra libertà.

Giovanni Falcone venne assassinato in quella che comunemente è detta strage di Capaci, il 23 maggio 1992. Stava tornando, come era solito fare nei fine settimana, da Roma.

Nel Giorno Del Ricordo, onoriamo dunque il grande giudice facendo nostro il suo pensiero:…

“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.”

È vero. Di silenzio e solitudine si muore… Ma uniti SI PUÒ VINCERE.

#ChiNonHaPaura

Maria Pia Leone

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4 commenti

  1. #ChiNonHaPaura
    Giovanni Falcone
    Paolo Borsellino
    Due UOMINI veri
    Due ITALIANI veri
    Purtroppo morti invano e troppe volte infangati sia da vivi che da morti.
    Persone con la schiena diritta.
    Pronte a rimetterci la pelle pir di non piegarsi al malaffare.
    I libri di storia italiani dovrebbero avere capitoli interi su questi uomini.
    A scuola si dovrebbe far leggere il libro di Marcelle Padovani “cose di cosa nostra” invece siamo fermi a oltre 70 anni fa.
    Da Italiano sono fiero e allo stesso tempo mi vergogno di essere concittadino di simili eroi moderni.
    Fiero perché sono stati due giganti.
    Me ne vergogno perché purtroppo hanno sacrificato le loro vite invano.
    Spero almeno che riposino in pace.

    1. Grazie carissimo. Bel commento 😉 . Davvero toccante.

    2. Ti ringrazio infinitamente per il tuo contributo. Commovente.

  2. il dovere e il senso dello Stato. Esemplari!

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